Per oltre un secolo, la Finlandia è stata pioniera della rappresentanza femminile in politica. Si tratta della prima nazione al mondo a concedere alle donne il diritto di voto e il diritto di essere elette: oggi la Finlandia è governata da una giovane coalizione guidata da donne che ha elaborato un ambizioso programma di uguaglianza, il tutto mentre combatte la pandemia. Ma la discriminazione non è sparita da quello che è definito un paradiso femminista europeo. Per lottare contro una recrudescenza globale dell’autoritarismo e del populismo di destra, è più vitale che mai comprendere il legame critico tra democrazia e uguaglianza di genere.

La Finlandia ha fatto parlare di sé in tutto il mondo quando, nel dicembre 2019, l’allora 34enne Sanna Marin ha prestato giuramento con un doppio record: la più giovane ad essere eletta primo ministro al mondo e, nella storia finlandese, la premier più giovane mai eletta. Marin è a capo di un Governo di coalizione di centro-sinistra-verde di cinque partiti, tutti guidati da donne. Marin, leader del Partito Socialdemocratico, condivide il potere con Maria Ohisalo dei Verdi, Li Andersson dell’Alleanza di Sinistra, Annika Saarikko del Partito di Centro e Anna-Maja Henriksson del Partito Popolare svedese di Finlandia. Marin, Ohisalo, Andersson e Saarikko hanno tutte meno di 40 anni. Un record per le donne: 93 seggi alle elezioni parlamentari del 2019, ovvero il 47% del Parlamento, che conta 200 seggi.

Le foto, piuttosto accattivanti, della Premier sorridente e del suo gabinetto guidato da donne sono diventate rapidamente virali, e così la Finlandia si è crogiolata nella brillante reputazione di Paese pioniere nella parità di genere. Questa attenzione globale non è immeritata, perché le donne che rappresentano il Gabinetto sono davvero ambasciatrici convincenti della leadership femminile, in particolare Marin, che per molte donne simboleggia l’avvento del Femminismo. Cresciuta da una coppia dello stesso sesso, Marin è una madre lavoratrice e una politica esperta, ampiamente rispettata per la sua imperturbabile fermezza.

Nota per le sue idee progressiste sul clima, l’assistenza sanitaria e la normalizzazione delle famiglie arcobaleno, è stata recentemente sulla copertina della rivista americana TIME, classificandosi nella lista dei leader che stanno plasmando il futuro.

Quando la coalizione è entrata al Governo, pochi potevano prevedere i tempi tumultuosi che l’aspettavano. Meno di tre mesi dopo l’insediamento, è stato annunciato lo scoppio della Pandemia. Il Governo ha risposto prontamente alla sfida, imponendo un blocco di due mesi che ha rallentato la diffusione del virus a un quinto della media dell’Unione europea.

La Premier finlandese è stata elogiata per la sua azione ferma, come altre donne leader, tra cui la tedesca Angela Merkel, la taiwanese Tsai Ing-wen e la neozelandese Jacinda Ardern, spingendo alcuni commentatori a chiedersi se le donne nel ruolo di Leader politici siano istintivamente migliori degli uomini nel gestire le crisi. Fedele al suo stile schietto, Marin ha respinto queste asserzioni “essenzialiste”: “Ci sono paesi guidati da uomini che hanno ugualmente ben gestito. Non credo che sia una questione di genere”, ha detto alla BBC. (1)

In effetti, la questione potrebbe non essere del tutto neutra dal punto di vista del genere. Lodare le donne leader per i successi del loro stile di leadership “naturalmente empatico” può essere visto come una forma indiretta di stereotipizzazione, sostiene la giornalista Helen Lewis.(2) Sarebbe forse più interessante riflettere su come la spavalderia “machista” di leader come Donald Trump e Jair Bolsonaro ha, invece, contribuito alla cattiva gestione della crisi.

Politiche di sostanza

Johanna Kantola, professoressa di studi di genere all’Università di Tampere, sostiene che il gabinetto di Marin sta smontando gli stereotipi invece di perpetuare le idee “essenzializzanti” delle donne come “dispensatrici di cure”. “Marin gode di un ampio sostegno perché è una politica competente e una comunicatrice efficace. Come Premier ha ascoltato gli esperti e ha preso le sue decisioni basandosi sulla scienza”, afferma Kantola.

Anche se la pandemia ha inevitabilmente monopolizzato l’attenzione del Governo, questo Gabinetto guidato da donne ha trovato il tempo di fare passi significativi verso l’attuazione di politiche progressiste di genere. Come primo ordine del giorno, il Governo ha ripristinato il diritto statutario di tutti i genitori a ricevere assistenza pubblica per i bambini sotto i sette anni. Questo diritto era stato bloccato nel 2016 dal precedente Gabinetto populista di destra. “È stato uno shock enorme quando il precedente Governo, a maggioranza maschile, ha tolto questo pilastro fondamentale dello Stato sociale favorevole alle donne”, nota Kantola.

Oltre a promuovere politiche orientate alla famiglia, come la nuova legislazione che garantisce a madri e padri un uguale congedo parentale, il Governo sta anche portando avanti questioni in sospeso da tempo come la ridefinizione dello stupro in termini di consenso, piuttosto che di minaccia di violenza: la definizione legale di quello che viene definio “molestia sessuale” viene ampliata, includendo abusi verbali e immagini offensive.

Femminismo verde

I Verdi finlandesi sono stati determinanti nel lavoro fatto per implementare le politiche femministe, come la piena adesione alle raccomandazioni della Convenzione di Istanbul sulla lotta alla violenza contro le donne; inoltre i Verdi parlano una sola voce sul tema del femminismo intersezionale.

“Il Femminismo verde è intersezionale per definizione. Il nostro programma va verso uno sforzo reale di comprensione per affrontare le disuguaglianze economiche e razziali che colpiscono in modo diverso donne diverse. Il Femminismo verde offre soluzioni per riparare le strutture della società per renderle più giuste e liberle dalla discriminazione. Questi temi si incrociano con l’obiettivo di un ambiente pulito per le generazioni future”, afferma la deputata verde Emma Kari, che presiede l’Associazione delle donne Verdi, ala femminile ufficiale della Lega Verde della Finlandia.

“Anche se l’intersezionalità non è integrata in tutto il programma di Governo, è una questione a cui noi Verdi cerchiamo di dare più visibilità”, aggiunge.

Nella sostanza della sua azione politica, l’attuale Governo afferma che una maggiore rappresentanza politica femminile si traduce effettivamente in un cambiamento sociale favorevole alle donne. Ma, secondo Kantola, c’è un’area in cui il progresso è troppo lento: l’arretrata legislazione finlandese sulle persone transgender. Secondo la legge attuale, la Finlandia richiede la sterilizzazione forzata delle persone transgender dopo che hanno cambiato sesso, una pratica definita come “tortura” dalle Nazioni Unite.

Anche se il Governo ha annunciato la sua intenzione di riformare questa legge, la questione è in stallo. “Non mi è chiaro il perché, forse a causa della Pandemia. Se ne è parlato molto ma non c’è stato alcun progresso”, si lamenta Kantola. Nel complesso, tuttavia, Kantola loda l’attuale Gabinetto per i suoi progressi nell’avanzamento dell’uguaglianza di genere, che è un tema generale presente trasversalmente nel programma di governo “Finlandia inclusiva e competente”.

“E, cosa importante”, aggiunge Kantola, “abbiamo una Premier che è disposta a parlare di femminismo. Marin sta mostrando un impegno reale per mettere l’uguaglianza di genere nell’agenda nazionale”.

Mentalità da club maschile

Il ruolo forte delle donne leader finlandesi ha le sue radici nell’eredità storica della diversità di genere. La Finlandia è stato il Primo paese in Europa a concedere il suffragio alle donne, un decennio prima della maggior parte delle altre nazioni occidentali. Nello stesso anno, il 1906, la Finlandia è diventata anche la prima nazione al mondo a permettere alle donne di candidarsi.

Nel frattempo, ci sono stati tre primi Ministri donna e un Presidente donna molto popolare che ha servito il Paese per 12 anni.

A prima vista, in effetti, la Finlandia sembra un paradiso di emancipazione femminile. Grattando la superficie emerge, invece, una realtà più oscura, sostiene Kantola: “Avere donne in posizioni di potere è ovviamente un risultato da celebrare, ma le strutture più profonde della società sono lente a cambiare”.

Per cominciare, la cultura politica conserva le vestigia dell’esclusività del “club maschile”, come evidenziato da ciò che Kantola definisce una “divisione di genere del lavoro” in politica. Questioni “dure” come la politica estera e la politica economica sono ancora percepite secondo lo stereotipo di campi di competenza “maschile”: le donne sono relegate alla Sanità, alla Cultura e ad altre sfere “più morbide” della politica.

“La divisione è evidente nel modo in cui i politici sono trattati dai media, ad esempio quali politici sono scelti per essere intervistati come esperti”, spiega Kantola. Un’analisi del divario di genere nel giornalismo finlandese ha rivelato che le competenze pubbliche continuano ad essere dominate dagli uomini, con le donne che rappresentano meno del 30% degli esperti intervistati.(3)

Secondo turno

La disuguaglianza strutturale più evidente dello stato sociale, tuttavia, è il mercato del lavoro finlandese “profondamente sessuato”, dice Kantola. Sebbene la Finlandia abbia una lunga tradizione di sostegno all’assistenza all’infanzia sovvenzionata e agli orari di lavoro flessibili, molte donne finlandesi lottano per bilanciare le esigenze del lavoro e della famiglia, e continuano ad essere molto indietro rispetto agli uomini in termini di stipendio, status economico e come leader d’impresa.

I padri finlandesi hanno diritto a più congedi parentali che in altre parti del mondo, ma rappresentano ancora solo l’11% del totale.(4) Le donne sono quindi lasciate a prendersi cura dei bambini piccoli, cosa che impatta in maniera permanente l’avanzamento della loro carriera, il reddito e, di conseguenza, la pensione. Le donne, inoltre, si occupano della maggior parte dei lavori domestici nelle famiglie finlandesi. Secondo un recente rapporto del think tank economico EVA, le donne finlandesi fanno almeno un’ora di lavoro domestico in più rispetto agli uomini, a prescindere dal reddito e dal livello di istruzione.(5)

La Finlandia ha un divario salariale di genere del 16%, rispetto alla media Ue di circa il 14%. Inoltre, il suo mercato del lavoro è tra quelli in cui la “segregazione di genere” è più evidente in Europa, con uomini e donne nettamente separati in professioni specifiche. Le donne lavorano tipicamente nei settori dei servizi e dell’assistenza. In particolare, secondo un rapporto dell’Ocse, le donne immigrate in Finlandia svolgono lavori precari e malpagati o non lavorano affatto perché stare a casa finanziariamente impatta quanto lavorare.(6)

Secondo la lettura di Kantola, la rigidità di genere del mercato del lavoro deriva dal condizionamento sociale: “Solo circa il 10% della popolazione finlandese in età lavorativa è impiegato in occupazioni in cui uomini e donne sono equamente rappresentati. Il restante 90% è su posti di lavoro dominati da uomini o donne. Questo modello inizia all’asilo e si riproduce fino alla vita lavorativa”.

Violenza e vetriolo

Un’altra macchia nell’utopia femminista del Paese è l’alto tasso di violenza domestica. I tassi di abuso fisico e di uccisioni da parte del partner sono tra i più alti in Europa e il problema della violenza domestica è stato esacerbato dalla pandemia, riferisce l’Istituto finlandese per la salute e il benessere. Secondo un’indagine dell’Agenzia dell’Unione europea per i Diritti Fondamentali, la Finlandia è il secondo paese più violento dell’Ue per le donne.(7)

“Questo è sicuramente un grande buco nero nel nostro stato sociale per quanto riguarda le politiche in favore delle donne. Siamo rimasti molto indietro rispetto agli altri paesi europei in termini di legislazione e di risorse per le case protette”, afferma Kantola, che avanza l’ipotesi che un welfare favorevole alle donne possa paradossalmente funzionare contro le donne che subiscono abusi fisici. Un alto livello esistente di uguaglianza di genere, infatti, permette di diffondere l’illusione che specifiche politiche anti-violenza siano superflue.

“Abbiamo una tradizione che ha cercato di inquadrare la violenza domestica in modo neutrale rispetto al genere, spesso come legata all’abuso di alcol ad esempio. Nel discorso pubblico sulle questioni di genere, le donne sono percepite come lavoratrici allo stesso modo degli uomini, quindi forti e capaci di cavarsela da sole: c’è stata una mancanza storica di comprensione su questo tema”, afferma Kantola.

Un’altra forma allarmante di misoginia è l’abuso verbale contro le donne, specialmente verso le donne in politica, che sono soggette ad ogni tipo di abuso, dai meme sessisti fino a discorsi di odio anonimi. Un rapporto della Nato del 2021, che analizza sugli attacchi su Twitter diretti alle donne politiche finlandesi, afferma che le molestie online coordinate rappresentano una vera e propria minaccia alla democrazia in Finlandia.(8)

“Questa tendenza non è unica in Finlandia. Fa parte della retorica transnazionale dell’estrema destra”, sostiene Tuija Saresma, ricercatrice senior in cultura contemporanea all’Università di Jyväskylä. In un suo recente studio sui discorsi d’odio nei social media, rileva che le donne Verdi e di sinistra sono il bersaglio della peggiore diffamazione. (9) “Le donne politiche ricevono un numero consistente di commenti anonimi sulla loro età, il loro aspetto e la loro presunta incompetenza. Sono vittime di abusi che si basano sulla retorica violenta e sessualizzata. Questo potrebbe essere parte di una campagna organizzata o un semplice caso di dogpiling, per cui si parte da un attacco e altri  si uniscono al linciaggio”, spiega.

Gli autori di questo discorso d’odio sono per lo più uomini bianchi, di mezza età o più anziani, la cui motivazione è la paura di perdere il loro privilegio di uomini bianchi, teorizza Saresma: “Le donne che vengono attaccate rappresentano valori progressisti. Si tratta di potere, controllo e di chi ha visibilità nel discorso pubblico. Gli abusatori stanno cercando di mettere a tacere le donne liberali che minacciano di destabilizzare il patriarcato”.

L’unico modo per affrontare il problema è far in modo che la legislazione sia in linea con l’evoluzione della tecnologia, sostiene Saresma. “Alcuni sostengono che la legislazione contro l’hate speech rappresenta una minaccia alla libertà di parola, ma non è vero. L’hate speech è violenza politica e deve essere condannato dai vertici della società”.

Mentre i recenti sondaggi rivelano che la maggior parte della popolazione finlandese è soddisfatta del Governo a guida femminile di Marin, resta il fatto che la Finlandia è un paese profondamente polarizzato. Per quanto siano progressiste le politiche dell’attuale Governo, esiste un rischio di contraccolpi nelle prossime elezioni.

“Veri Finlandesi” (Perussuomalaiset) il partito di estrema destra finlandese continua a crescere e a dominare l’attenzione dei media dalle elezioni del 2019, arrivando nei sondaggi della primavera del 2021 a oltre il 20% di sostegno. L’analisi dei profili degli elettori nelle elezioni del 2019 rivela che i populisti finlandesi sono un partito “maschile”, che riceve il 27% di voti di uomini, mentre i Verdi godono di un ampio sostegno femminile, con il 19%  delle donne finlandesi che votano per il partito pro-ambiente.(10)

La professoressa Kantola vede la popolarità di “Veri Finlandesi” come lo specchio di una più ampia tendenza globale che vede intensificarsi la polarizzazione politica, con leader populisti di destra che propagandano valori misogini e demonizzano o stereotipano i loro avversari. Per Kantola le femministe sono un “bersaglio facile” per la logica oppositiva del populismo. “Ridicolizzare il femminismo — piuttosto che parlare del contenuto della politica di uguaglianza di genere — fa parte della retorica di “Veri Finlandesi”, ed è preoccupante sapere che potrebbero tornare al potere. L’ultima volta che questo è avvenuto, le questioni femministe sono state immediatamente eliminate dall’agenda”, avverte Kantola.

L’ascesa del populismo anti-femminista è tra le ragioni di preoccupazione per cui anche la nazione “più equa” del mondo ha ancora bisogno di un partito dedicato specificamente a promuovere il Femminismo, sostiene Katju Aro, leader del Partito Femminista finlandese. “Per ora, abbiamo una Premier donna e un numero record di giovani parlamentari donne, ma è una novità per noi. Non si tratta della norma, ma speriamo di poterla rendere la nuova norma. C’è ancora molto lavoro da fare per sfidare lo status quo e portare avanti nuove idee radicali per il futuro”, afferma.

Aro elogia il Governo in carica per aver messo le questioni femministe sotto i riflettori nazionali. “Questa è la prima volta che l’intersezionalità è stata menzionata nel programma del Governo sull’uguaglianza di genere, il che rappresenta ovviamente un grande cambiamento. Eppure il programma manca ancora di molte prospettive importanti. Per esempio, non si parla di razzismo in relazione al femminismo. Non si dovrebbero separare queste prospettive dal lavoro sull’uguaglianza di genere, poiché donne diverse affrontano problemi diversi”, nota Aro.

Perché la democrazia ha bisogno del femminismo

La battaglia per l’uguaglianza di genere continua ad infuriare. La Finlandia ha indubbiamente fatto molta strada ed è anni luce davanti a molti altri paesi in termini di potere politico femminile, ma è un’utopia femminista? Non ancora.

Le politiche perseguite dal Governo guidato dalle donne — dalle nuove leggi sullo stupro e le molestie, fino al congedo parentale uguale per tutti — suggeriscono che la maggiore rappresentazione delle donne in politica spinga davvero il cambiamento sociale in una direzione femminista. Ciononostante, la discriminazione persiste. La strada da percorrere è lunga, il ritmo del cambiamento sociale è lento, e c’è un rischio continuo di fare marcia indietro. Con il movimento antifemminista globale, che trova nell’estrema destra finlandese un alleato, il rischio di fare passi indietro è dietro l’angolo:  il progresso degli ultimi anni potrebbe arrestarsi dopo le prossime elezioni parlamentari del 2023.

In un contesto in cui l’autoritarismo torna alla luce e movimenti populisti di destra si espandono in tutto il mondo, è forse più vitale che mai capire il legame critico tra democrazia e uguaglianza di genere. Se la democrazia significa uguaglianza tra tutti i membri della società, allora sostenere il femminismo non è altro che un atto fondamentale di difesa di valori democratici fondamentali.

Oggi, più di un secolo dopo che le donne finlandesi hanno ottenuto il diritto di voto e di rappresentanza, la piena uguaglianza di genere rimane un obiettivo sorprendentemente elusivo nel progressista stato sociale nordico. Come dimostra il caso della Finlandia, il Femminismo ha ancora del lavoro da fare — e molto di più di fronte — perché ogni voce sia ascoltata, anche nella più inclusiva delle democrazie.

Tradotto in collaborazione con la Heinrich Böll Stiftung Parigi, Francia.

NOTES

1. Megha Mohan e Yousef Eldin (2020). “Sanna Marin: The Feminist PM Leading a Coalition of Women”. BBC. 24 novembre 2020.

2. Helen Lewis (2020).“The Pandemic Has Revealed the Weakness of Strongmen”. The Atlantic. 6 maggio 2020.

3. Mari Niemi e Ville Pitkänen (2017). “Gendered use of experts in the media: Analysis of the gender gap in Finnish news journalism”. Public Understanding of Science, 26(3), pp. 355-368.

4.  Nordic Information on Gender (NIKK) (2019). The Nordic Gender Effect at Work. Copenhagen: Nordic Council of Ministers.

5. Sanna Kurronen (2020). “Kotityön Kahleet”. EVA Arvio (No. 24, 28 August 2020). Helsinki: EVA Finnish Business and Policy Forum

6. Ocse (2018). Working Together: Skills and Labour Market Integration of Immigrants and their Children in Finland. Paris: OECD Publishing.

7. Agenzia dell’Unione europea per i diritti fondamentali (FRA) (2015). Violence against women: an EU-wide survey. Luxembourg: Publications Office of the European Union.

8. Kristina Van Sant, Rolf Fredheim & Gundars Bergmanis-Korats (2021). Abuse of power: coordinated online harassment of Finnish government ministers. Riga: NATO Strategic Communications Centre of Excellence.

9. Tuija Saresma, Sanna Karkulehto & Piia Varis (2020). “Gendered Violence Online: Hate Speech as an Intersection of Misogyny and Racism”, in M. Husso et al. (eds). Violence, Gender and Affect. Palgrave Studies in Victims and Victimology. Cham: Palgrave Macmillan.

10. Aleksi Suuronen, Kimmo Grönlund & Rasmus Siré (2019). “Puolueiden äänestäjät”. Eduskuntavaalitutkimus 2019. Helsinki: FNES. Available at <bit.ly/3ny2LsQ>.

Democracy Ever After? Perspectives on Power and Representation
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Between the progressive movements fighting for rights and freedoms and the exclusionary politics of the far right, this edition examines the struggle over democracy and representation in Europe today.

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