Nell’odierno dibattito sulla transizione ecologica che tutti i paesi europei, e non solo, stanno affrontando, grazie soprattutto alla spinta data dal Green Deal europeo, questo articolo si propone di riflettere sulla tematica della conversione ecologica analizzando in maniera più specifica il pensiero e l’azione di Alexander Langer. Si cercherà di restituire alcuni punti forti della sua riflessione che appare ancora oggi molto attuale e coglierne la rilevanza in rapporto alla transizione ecologica odierna.

Alexander Langer è considerato uno dei promotori del movimento politico verde italiano ed europeo: è stato un politico transnazionale che ha saputo agire su diversi livelli di azione, dal locale all’internazionale, privilegiando lo spazio europeo negli anni del suo mandato di parlamentare europeo (1989-1995). La sua azione politica e militante eco-pacifista ha rappresentato una sintesi originale tra l’impegno per una convivenza pacifica tra i popoli e la natura e una conversione ecologica della società. Langer era abituato ad accompagnare le sue proposte di riflessione con la ricerca di soluzioni tangibili e pratiche, a creare iniziative di incontro tra diverse esperienze di attivismo ed allargare sempre di più l’incontro tra le istituzioni e la società civile.

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Biografia

Cresciuto in Sud-Tirolo, un territorio italiano di confine, si impegna fin da giovane per la promozione di gruppi e riviste bilingue incoraggiando il dialogo e la convivenza tra i diversi gruppi linguistici. Gli anni universitari passati a Firenze lo portano ad incontrare alcune personalità cattoliche del dissenso.

Gli anni Settanta sono caratterizzati dal suo periodo di militanza presso l’organizzazione extraparlamentare di Lotta Continua. Grazie soprattutto ad un periodo di studio e di attività politica in Germania, Langer osserva da vicino la nascita dei movimenti civici di base ed ecologisti. Alla fine di questo decennio, decide di tornare stabilmente in Sud-Tirolo, territorio con il quale manterrà sempre dei legami molto forti e sarà un punto di riferimento importante per tutte le sue riflessioni. Verrà eletto consigliere regionale a più riprese. Attraverso, prima, la “Lista Neue Linke/ Nuova Sinistra”, poi la “Lista Alternativa per l’altro Sud-Tirolo” e più tardi la “Lista Verde Alternativa”. Egli si impegna fortemente contro la politica del censimento etnico della regione perché rea di creare gabbie etniche e di dividere ancora di più i gruppi etnico-linguistici.

Durante gli anni Ottanta, Langer è un importante osservatore dei nuovi partiti verdi in Europa, soprattutto di lingua tedesca; egli diventa un punto di riferimento in Italia rispetto al nascente movimento politico verde e cercherà di teorizzare e promuovere un soggetto politico nuovo che rappresentasse un “terzo polo” rispetto alla destra e la sinistra tradizionali della politica italiana.

La sua vita è caratterizzata da una serie di incontri con alcune delle personalità più interessanti dell’epoca. L’intellettuale e pensatore che forse più di tutti ha influenzato la visione di Langer è Ivan Illich. Di diversa opinione però si ritrovano rispetto all’impegno nella sfera politica. Se Illich resta al di fuori delle istituzioni politiche, una delle caratteristiche del politico alto atesino è quella di aver agito sempre tra il suo impegno da una parte, politico istituzionale e dall’altra militante tra i movimenti, non solo ecologisti, ma anche pacifisti, non violenti, di solidarietà internazionale. È attivo, infatti, all’interno dei movimenti transfrontalieri, associazioni e movimenti per la conversione ecologica come la “Fiera delle utopie concrete di Città di Castello”, la rete “Alleanza per il clima”, associazioni ambientaliste come “Green peace”, “WWF”, “Legambiente”, solo per citarne alcune.

Dal Sud Tirolo all’Europa

Eletto deputato europeo nel 1989, Langer affronta con estrema lucidità e preparazione le sfide scaturite da questo anno così cruciale per la storia globale ed europea. La prima parte del suo mandato è caratterizzato dal suo lavoro come co-presidente del primo gruppo verde al PE nell’intento di conciliare le diverse visioni dei differenti partiti europei portando di fatto, insieme ai verdi dei partiti mediterranei, una spinta europeista al gruppo; Si impegna per un’apertura ai paesi dell’Europa orientale e per il dialogo est-ovest, per la difesa dei diritti umani e delle minoranze e per la risoluzione pacifica dei conflitti etnici scoppiati dentro e al di fuori dello spazio europeo (Cipro, Israele-Palestina, Caucaso, Tibet, questione curda). Tra i suoi incarichi, egli ricopre il ruolo di presidente della delegazione interparlamentare con la Bulgaria, la Romania, l’Albania e svolge numerose missioni parlamentari. Gli ultimi anni del suo mandato saranno principalmente dedicati alla ricerca di un dialogo all’interno del conflitto jugoslavo. Profondamente deluso dall’immobilismo europeo, fu uno dei promotori del “Verona Forum per la pace e la riconciliazione”, rete associativa attiva per favorire l’incontro dei diversi gruppi pacifisti jugoslavi promuovendo soluzioni non violente. Si impegna allo stesso tempo all’interno di gruppi impegnati per la pace e i diritti umani come, per esempio, la “Helsinki Citizens’ Assembly”, il “Movimento nonviolento”, solo per citarne alcuni.

Profondamente europeista, Langer ha saputo rappresentare l’idea di un politico sovranazionale capace di impegnarsi per i valori europei. Le due dimensioni, regionale ed europea, dovevano favorire il superamento dello stato nazionale e contrastare la crescita del nazionalismo tramite un trasferimento di poteri da una parte verso la dimensione locale e dall’altra verso enti sovranazionali come l’Unione europea. Sosteneva una più ampia unità politica della Comunità europea prima dell’unità economica e di mercato. Il Parlamento europeo doveva rafforzare i suoi poteri e il sistema democratico europeo.

La Comunità europea doveva anche rappresentare un punto di riferimento e partner per il Sud del mondo e per i nuovi paesi dell’Est. La riflessione ecologista di Langer si era arricchita, già dalla seconda metà degli anni Ottanta, da un approccio più globale.  Insieme ad altri, Langer promuove la “Campagna Nord-Sud, Biosfera, Sopravvivenza dei Popoli, Debito” (1987-1993) grazie alla quale contribuì, in Italia e a livello internazionale, alla critica verso il debito del terzo mondo contrapponendo l’esigenza del pagamento di un più reale debito ecologico comune e la necessità di un modello di sviluppo alternativo. Aveva colto l’interdipendenza stretta tra i consumi dei paesi industrializzati e delle conseguenze ecologiche nei paesi del Sud, tra la sopravvivenza del pianeta e la giustizia sociale. Partecipa attivamente, in quanto parlamentare europeo, all’UNCED di Rio de Janeiro del 1992 e in particolare al Forum alternativo organizzato dalle ONG.

Riconsiderare i rapporti Nord-Sud significava anche far riconoscere ai paesi del Nord industrializzato la loro responsabilità e la necessità di un’autolimitazione dei consumi. D’altra parte, i paesi del Sud dovevano sottrarsi dalla dipendenza verso un’economia di sviluppo incompatibile con la natura e cercare vie diverse con il minimo impatto ambientale. [1] Queste sono alcune delle considerazioni che ritroviamo anche nella sua riflessione sull’attuazione di una conversione ecologica.

Langer ha saputo rappresentare l’idea di un politico sovranazionale capace di impegnarsi per i valori europei.

Conversione ecologica o una vita più semplice

L’espressione di conversione ecologica è ritornata oggetto di dibattito anche grazie alla seconda enciclica di Papa Francesco, Laudato Sì. La riflessione di Alexander Langer sulla conversione ecologica si sviluppa negli anni Ottanta, ma, se letta oggi, restituisce elementi di estrema attualità. La sua proposta partiva dalla consapevolezza che i sistemi di produzione e di consumo volti alla ricerca del profitto e alla massima espansione apparivano già allora non più sostenibili. Insieme alla crescita di una coscienza ecologista, al riconoscimento del degrado ambientale e dell’interconnessione globale dei problemi ecologici egli poneva al centro la necessità urgente di una conversione ecologica.[2]

Come spiega lui stesso, Langer sceglie il termine “conversione” piuttosto che rivoluzione o riforma. Vi è, infatti, all’interno della sua riflessione l’idea di un pentimento e di uno sguardo critico a come si era vissuto fino a quel momento. Il termine esprime la dimensione del senso di colpa, indica il passaggio ad una migliore consapevolezza e all’impegno di riparare i danni arrecati. Inoltre, fa intravedere maggiormente il coinvolgimento personale.[3] “La conversione non è solo un termine spirituale, ma è anche un termine produttivo, un termine economico. Significa convertire la nostra economia, la nostra organizzazione sociale verso rapporti di maggiore compatibilità ecologica e di maggiore compatibilità sociale, di minore ingiustizia, di minore divaricazione sociale, di minore distanza tra privilegi da una parte e privazioni dall’altra”.[4]

Il ragionamento partiva dal presupposto che, né le catastrofi ambientali dell’epoca, né le evidenze scientifiche, della quale noi siamo oggi testimoni più che mai, non avevano saputo produrre abbastanza paura per convincere la società del bisogno di un radicale cambiamento. D’altra parte, egli avvertiva il pericolo e l’inadeguatezza di un’imposizione di questa conversione escludendo così la via di una sorta di eco-dirigismo. Inoltre, rispetto al termine di sviluppo sostenibile, che appare proprio alla fine degli anni ’80, Langer rimane critico. Riconosce nella formula una certa consapevolezza della necessità di un limite alla crescita, ma mantenendo all’interno dell’espressione il termine sviluppo non poteva delinearsi un vero cambiamento.

Come rendere dunque desiderabile una civiltà ecologicamente sostenibile? Secondo Langer vi era la necessità di una “rifondazione culturale e sociale di ciò che una società o in una comunità si consideri desiderabile”. Servono “nuove (forse antiche) convinzioni culturali e civili, elaborate in larga misura al di fuori della politica, fondate piuttosto su basi religiose, etiche, sociali, estetiche, tradizionali.” [5] Radicare dunque una concezione alternativa della società, un nuovo benessere. Passare dal perseguire il famoso motto olimpico “ciltius, altius, fortius” a quello da lui coniato: “lentius, suavius, profundius” che delineava uno stile di vita più sobrio, più equilibrato, più sostenibile, una vita più semplice. Nel suo testo più famoso riguardante la conversione ecologica, Langer propone anche alcune priorità da attuare, mostrando una comprensione più ampia delle sfide che questa conversione può generare.  

Non mette in discussione l’importanza di norme più severe, di tecniche e strumenti ambientali più avanzati, di valutazioni ambientali sempre più precise, etc., ma ne esclude una reale efficacia senza un cambiamento più profondo, che metta in discussione la spinta alla crescita espansionistica e orientata al profitto. [6]

Il concetto di limite e di autolimitazione è centrale nella riflessione di Langer, che incontra sia la sfera personale che sociale. “Il limite non è solo della natura, ma è anche storico e culturale. Dove fissare questo limite è una scelta politica, sociale, etica e culturale.”[7] Certo, la logica dello sviluppo non può arrestarsi improvvisamente e il cambiamento doveva avvenire grazie alle singole persone, alle comunità, compiendo scelte più compatibili e conformi.[8] Queste scelte non dovevano però significare un impoverimento, bensì un “arricchimento di vitalità e di autodeterminazione”,[9] possibile grazie ad un insieme di scelte personali e collettive.

Questo comportamento doveva avvenire anche nella sfera politica, una politica cioè dell’autolimitazione e dell’equilibrio in senso democratico. Secondo Langer, i sistemi politici non erano adatti a produrre decisioni auto-limitate e di lungo periodo. Esalta piuttosto il ruolo delle iniziative dei cittadini, associazioni, volontariato e del movimento verde inteso come movimento di solidarietà verso la natura, verso il prossimo, verso i posteri che permettesse così di dar voce agli esclusi. Senza doversi preoccupare del consenso elettorale, la società civile può far valere altri interessi, attraverso “azioni dirette, propositive e di boicottaggio, proteste civili, resistenza nonviolenta, il rifiuto di finanziare e una politica ed un’economia distruttiva”.[10] La politica risulta allo stesso tempo decisiva per incentivare il cambiamento e la promozione della conversione. Sottolinea, inoltre, la necessità di un legame sempre più stretto tra azione locale e globale. In particolare, risulta necessario poter di identificare una dimensione in cui si possa percepire, tra le persone, il collegamento tra le ragioni ecologiche e le scelte individuali. A suo avviso, è la dimensione locale a adempiere a tale scopo, ma sottolinea come essa debba essere una dimensione comunitaria percepibile, e solo allora il discorso auto limitativo poteva apparire convincente in quanto tangibile e verificabile. Come affermato prima, ad una logica autoritaria di imposizione, Langer propone una nuova spinta etica in positivo all’interno di questa dimensione dove le scelte individuali di autolimitazione non fossero dettate dalla paura di sanzioni esterne.[11]

Conclusione

Tramite le riflessioni scaturite dalla critica di Langer non si è approcciato un discorso tecnico rispetto a come attuare, per esempio, una transizione energetica, argomento oggi di grande attualità. Langer ha saputo però cogliere già negli anni ’80, momento storico che vedeva per esempio l’Italia un paese caratterizzato dall’ondata consumistica, l’importanza primaria di un cambiamento di mentalità, un cambiamento di stili di vita, una consapevolezza più marcata dei limiti naturali e di produzione. Si è dapprima posto la questione su come stimolare e motivare una scelta ecologica, ha evidenziato la necessità di arrestare un modello di sviluppo non più idoneo al rispetto delle risorse ambientali e della giustizia sociale. Rispetto alla transizione ecologica attuale, la rilevanza di un discorso di conversione dovrebbe accompagnare la riflessione odierna. Risulta, forse, importante chiedersi quanto possa essere efficace un cambiamento, votato all’efficienza e ad uno sviluppo tecnologico necessario, che non sia integrato con alcune delle riflessioni che proprio Langer ci suggeriva.

[1] Langer Alexander, La “cura per la natura”: da dove sorge e a cosa può portare. 9 tesi e alcuni appunti, Relazione al “Secondo Incontro latinoamericano di Cultura, Etica e Religione di fronte alla sfida ecologica” organizzato dal CIPFE, dicembre 1990.
[2] Langer Alexander, La “cura per la natura”, op. cit.
[3] Langer Alexander, “Giustizia, pace, salvaguardia del creato. Tesi sull’attuabilità politica di una conversione ecologica”, Accademia Cusano. Bressanone/Brixen, 4.01.1989.
[4] Langer Alexander, “Un catalogo di virtù verdi”, Il margine, intervento tenuto a Brentonico (Trento), nell’ambito del convegno: Il politico e le virtù, agosto 1987.
[5] Langer Alexander, “La conversione ecologica potrà affermarsi soltanto se apparirà socialmente desiderabile”, 1.08.1994, Colloqui di Dobbiaco.
[6] Langer Alexander, “Giustizia, pace, salvaguardia del creato. Tesi sull’attuabilità politica di una conversione ecologica”, op.cit.
[7] Langer Alexander, La “cura per la natura”, op. cit.
[8] Langer Alexander, “Un catalogo di virtù verdi”, Il margine, op.cit.
[9] Langer Alexander, “L’intuizione dell’austerità”, Senza Confini, ottobre 1992.
[10] Langer Alexander, “Giustizia, pace, salvaguardia del creato. Tesi sull’attuabilità politica di una conversione ecologica”, op.cit.
[11] Langer Alexander, “Un catalogo di virtù verdi”, Il margine, op.cit.